Questa è una prima volta.
È la prima volta che la cultura della ceramica da rivestimento artigianale giapponese viene diffusa e raccontata nel mondo attraverso la progettualità italiana.
Storicamente la produzione ceramica del Giappone si è sviluppata con la cura di preservare tutta la qualità materica del prodotto, rifiutandosi di trattare la ceramica per ciò che non è.
Nel cuore della prefettura di Gifu, incastonata tra colline boscose e corsi d’acqua limpidi, si scopre Tajimi, da secoli uno dei centri più vitali della ceramica giapponese. Sin dal periodo Momoyama (XVI sec.), questo distretto ha sviluppato una tradizione unica, fondata sulla combinazione di risorse naturali locali, come le argille refrattarie e le ceneri vulcaniche, e un profondo senso estetico legato alla bellezza dell’imperfetto.
È qui che nasce la Mino-yaki, una delle più antiche e versatili scuole ceramiche del Giappone.
Nota per la sua straordinaria varietà di stili, smalti e forme, la lavorazione che si incontra qui è storicamente utilizzata per realizzare gli oggetti legati alla cerimonia del tè ma in tempi più recenti è stata anche applicata per la creazione delle piastrelle in ceramica. Qui la coesistenza tra tecniche antiche e sperimentazioni contemporanee diventa poesia viva, funzionalità e artigianato e si trasforma in arte.
Ancora oggi, su questo territorio forni noborigama e piccoli atelier familiari convivono con manifatture di design avanzato, mantenendo vivo un sapere trasmesso di generazione in generazione. La produzione ceramica è il risultato di un ritmo lento e sapiente, fatto di gesti misurati, fuoco, materia e tempo.
Il design di Yukari Ceramics è legato in modo inscindibile alla produzione manuale e si traduce in un equilibrio delicato tra tradizione e ricerca contemporanea.
Le mani degli artigiani lavorano la materia con gesti lenti e precisi, guidati non solo dalla tecnica, ma da una sensibilità estetica profondamente orientale, radicata nell’estetica della bellezza delle imperfezioni naturali.
Il concetto di superficie ceramica supera la funzione decorativa: diventa forma viva, superficie espressiva, memoria materica. Le texture sono incise, graffiate, smaltate a mano con finiture opache, lucide o cangianti che raccontano il gesto e il fuoco. Le collezioni Yukari Ceramics, in questo modo, non nascono in serie, ma si costruiscono attraverso piccole variazioni intenzionali, dove ogni modulo conserva tracce minime della sua unicità.
Il risultato è una ceramica dal linguaggio essenziale e profondamente tattile: piastrelle come microarchitetture, capaci di dialogare con lo spazio in modo silenzioso ma incisivo. Un design che non insegue la perfezione industriale, ma la verità della materia.
Vogliamo rispettare la ceramica. Qui, essa non imita nulla.
Non finge di essere pietra, legno, metallo o cemento. Non usa un linguaggio mimetico ma sceglie, con grazia e fermezza, di essere ceramica fino in fondo: una materia viva, nobile, espressiva.
Interpretiamo ogni piastrella come diversa e unica, come la storia di ognuno di noi. Nella texture, nei riflessi, nei microsegni lasciati dalla smaltatura a mano e dalla cottura. Anche all’interno di una stessa collezione, ogni modulo porta con sé piccole variazioni di tono e superficie: leggere increspature, sfumature inattese, tracce sottili del gesto artigianale. Queste differenze non sono difetti, ma testimonianze. Rendono ogni superficie irripetibile, ogni posa una composizione unica.
È un’estetica dell’autenticità che valorizza la materia ceramica per ciò che è davvero: porosa o vetrosa, opaca o lucente, levigata o ruvida, mai perfettamente uguale a sé stessa. Un’estetica che rifiuta la ripetizione industriale in favore della variazione naturale.
Così la ceramica si afferma non come imitazione, ma come forma autonoma di bellezza. Non come surrogato, ma come linguaggio.
Ogni piastrella artigianale è il prodotto di un processo lento e misurato. I formati vengono preparati uno a uno, lasciati essiccare senza forzature, smaltati a mano, poi cotti secondo curve termiche precise, spesso in piccoli lotti. Il tempo non è un ostacolo, ma una condizione necessaria: solo così la materia può trasformarsi senza perdere la sua autenticità.
In un sistema produttivo che accelera tutto in nome dell’efficienza, la lentezza consapevole diventa un gesto etico. Resistere alla velocità significa salvaguardare la qualità, ma anche preservare una cultura materiale fondata sull’attenzione, sull’intuito, sulla capacità di leggere ciò che accade nel processo.
Ogni piastrella racconta questa scelta: nessuna è identica all’altra, perché ogni passaggio porta con sé piccole variazioni che il tempo non cancella, ma valorizza. È proprio il tempo a generare profondità, a rendere le superfici vive, non ripetitive, capaci di dialogare con lo spazio in modo sottile ma potente.
Contro la standardizzazione cieca, Yukari Ceramics riafferma un principio semplice: ciò che ha valore richiede tempo.
Nella produzione artigianale giapponese, la cottura delle piastrelle non è un semplice passaggio tecnico, ma un momento cruciale del processo. Nei forni tradizionali e nei piccoli impianti specializzati i cicli di cottura possono durare fino a 48 ore, tra salita controllata della temperatura, mantenimento e raffreddamento lento. Questo tempo esteso permette agli smalti di fondersi in modo naturale con la superficie e alla struttura ceramica di maturare senza shock, garantendo stabilità, profondità cromatica e resistenza.
La lentezza non è inefficienza: è precisione, consapevolezza, qualità. Ogni curva termica viene calibrata in base al tipo di argilla, al formato della piastrella, alla composizione dello smalto. È un sapere tecnico e sensibile, trasmesso nel tempo e affinato con l’esperienza.
Accanto a questa cura per il tempo del fuoco, Yukari Ceramics si distingue anche per un forte rispetto della materia. Gli scarti di produzione – piastrelle difettose, sfridi di taglio, argilla non cotta – vengono sistematicamente recuperati e reintrodotti nel ciclo produttivo. In alcune delle nostre manifatture artigianali raggiungiamo punte del 50% di materiale riciclato, senza compromessi sulla qualità. È una pratica virtuosa, radicata in una cultura che non spreca, che osserva e riutilizza, che trasforma gli errori in risorsa.
Tempo e riciclo non sono dunque segni di lentezza o di arretratezza, ma scelte consapevoli, parte di un modello produttivo più sostenibile, raffinato e coerente con la logica del fare bene. Un modello che mette al centro la materia, il fuoco e il gesto umano.
Questa è una prima volta.
Ma come tutte le prime volte, ha in sé il tempo infinito delle cose fatte bene, a mano, con rispetto e visione di futuro.
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